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1:65/17 Durante la guerra il 65/17 fu largamente impiegato in tutti i fronti, rivelandosi presto superiore al 47/32 nel ruolo anticarro grazie ai potenti proiettili perforanti ed EP (effetto pronto, ovvero a carica cava), distribuiti a partire dal 1942. In particolare, sul fronte nordafricano il 65/17 fu l’arma preferita per la realizzazione sul campo di autocannoni, il cui uso fu imposto sia dai problemi di mobilità e di stabilità sulla sabbia dimostrati dal cannone già negli anni venti sia dalle caratteristiche di estrema mobilità che caratterizzavano la guerra negli ampi spazi desertici
75/18: Il Modello 34 era tuttavia poco adatto al traino meccanico, quindi venne riprogettato l’affusto per poter soddisfare le esigenze dei gruppi per divisioni celeri e motorizzate. Il nuovo affusto aveva ruote a razze metalliche, inizialmente in elektron, lega aeronautica di magnesio e alluminio, e successivamente in lamierino di acciaio. Le ruote erano di grande diametro (1,3 m) con anello semipneumatico e sospensione elastica a barra di torsione. Le code erano state modificate per essere ripiegabili in solo due elementi (invece dei tre del Modello 34), riducendo in tal modo la lunghezza del pezzo in configurazione di marcia. Per il traino meccanico il pezzo era agganciato ad un apposito avantreno, con ruote uguali a quelle del pezzo,[10] il trattore standard era il Fiat-SPA TL37, tuttavia era previsto anche l’uso del trattore OCI cingolato o di un’autocarretta. Il pezzo non era più someggiabile, ma poteva comunque essere scomposto e portato a braccia, ovviamente per percorsi molto brevi.[11] Il 75/18 Mod. 35 fu commissionato in 186 esemplari,[12] le prime consegne avvennero solo nel 1941, dato che parte delle bocche da fuoco fu dirottata per equipaggiare i Semoventi M41 e M42.
75/27: Questo cannone ebbe anche un certo uso come pezzo controcarri, utilizzando anche granate a carica cava, tuttavia il confronto fra il nostro cannone ed i controcarri tedeschi, effettuato nel 1942 nel corso di una missione in Germania per provare l’efficacia del cannone contro i carri T-34 di preda bellica tedesca, fu estremamente deludente per il nostro cannone, che non riusciva a provocare danni sensibili alla corazzatura del carro russo[13].
Nonostante le limitazioni, durante la battaglia dell’ansa di Serafimovich (sul Don, tra il 30 e il 31 luglio 1942) furono schierati i pezzi del II Gruppo da 75/27 del 120º Reggimento d’Artiglieria Motorizzato (accanto a pezzi concepiti come controcarro: gli italiani da 75/32 e tedeschi da 75/97/38, denominazione italiana per il 7,5 cm Pak 97/38, derivato dal 75 mm Mle. 1897 francese): secondo la relazione, l’utilizzo di granate mod.32 senza innesco per il 75/27 ha prodotto risultati solo entro i 100 m e solo contro i cingoli e i fianchi del carro, mentre sulla parte anteriore non avevano effetto nemmeno se sparati a 10m[14].
Dopo l’8 settembre 1943 i pezzi requisiti dai tedeschi vennero denominati 7,5 cm FK 244 (i).
75/32 Il pezzo fu ordinato in 192 complessi nel 1938, ma, constatata la sua utilitĂ in funzione controcarro, le commesse salirono rapidamente, tanto che nel 1943 risultavano ordinati 542 pezzi.[6] Tuttavia a questa notevole mole di mezzi richiesti non corrispose una produzione adeguata, in quanto i pezzi effettivamente prodotti furono una batteria sperimentale su 5 pezzi nel periodo 1937-39, 30 pezzi fino al 1941, 44 nel 1942 e 98 nel primo semestre del 1943,[7] tuttavia un numero imprecisato di bocche da fuoco fu prodotto per i semoventi e per i carri P26/40.
Il pezzo utilizzava come trattore il Fiat-SPA TL37, fino ad una velocità di 35–40 km/h, altrimenti poteva essere trainato da tre pariglie di cavalli o da trattori cingolati.